Parto dalla cosa più evidente: il design. Sì, è vero, il concetto di bellezza ed eleganza è sempre soggettivo (“non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”), ma in questo caso specifico, non c’è modo di negare che in casa Polar abbiano fatto davvero un grande lavoro: in termini di estetica, il Vantage V si distingue da tutti gli altri concorrenti, mostrandosi con una cassa ed un quadrante quasi da orologio “normale”. Ma in tutto ciò, un aspetto negativo c’è e si nasconde nel cinturino: la particolare conformazione dell’attacco alla cassa obbliga ad acquistare cinturini originali o compatibili. Non è possibile sostituirlo con uno qualsiasi. Sul lato sinistro della cassa sono presenti 2 pulsanti: uno dedicato alla retroilluminazione del display e l’altro da utilizzare per accedere al menu dello sportwatch o per tornare indietro. A destra, invece, i pulsanti sono 3, di cui 2 hanno funzione di frecce direzionali Su e Giù e quello centrale, che si distingue da tutti gli altri per una colorazione differente, consente di confermare le scelte effettuate. Tuttavia, il display touchscreen consente di muoversi agevolmente nel menu ed effettuare i vari settaggi anche senza l’ausilio dei tasti fisici (fondamentali, però, durante gli allenamenti in quanto, al fine di prevenire pressioni non desiderate, il tocco su display viene disattivato).
Le watchface disponibili allo stato attuale sono 7, ognuna delle quali visualizzabile scorrendo a destra o sinistra nella schermata principale e mostrano diversi dati più o meno interessanti (tempo trascorso dall’ultima sessione di allenamento, battito cardiaco istantaneo, stato della forma fisica, percentuale dell’attività quotidiana svolta, qualità del sonno e consigli di allenamento). Alcune di queste le reputo particolarmente interessanti e, di conseguenza, ho deciso di dedicargli un piccolo approfondimento. Partirei dallo stato della forma fisica, diviso in 4 differenti livelli: detraining (stato in cui è meglio non ritrovarsi mai poiché indica un possibile peggioramento della condizione fisica), mantenimento, produttivo e sovrallenamento. È quasi evidente che l’ideale è stare sempre in uno stato di produttività o, al più, di mantenimento. Quello che bisogna cercare di evitare è il sovrallenamento poiché il rischio infortuni potrebbe essere elevato. Ma, attenzione: per i primi 30 giorni di utilizzo si tratta di dati abbastanza aleatori, in quanto il software del Polar Vantage V sta ancora apprendendo il nostro stile di vita e la quantità di ore settimanali che dedichiamo agli allenamenti (e, soprattutto, quanto essi possano essere intensi). Dunque, il mio consiglio, è quello di prendere con le pinze i valori indicati in questa schermata, per lo meno nel primo mese di utilizzo. Altra watchface particolarmente interessante (sempre a mio giudizio) è quella dedicata al Nightly Recharge, la funzionalità che monitora la quantità e la qualità del sonno anche allo scopo di calcolare il recupero post-allenamento (è possibile utilizzare anche il Recovery Pro, altra funzionalità, ma in questo caso è necessario disporre di una fascia cardio H10 o H9 ed effettuare un test ortostatico almeno 3 volte a settimana). Con la funzionalità Nightly Recharge, il Polar Vantage V dà un giudizio sulla notte appena trascorsa ed un punteggio numerico al SNA (Sistema Nervoso Autonomo) e sullo stato generale del sonno, offrendo dati veramente molto verticali e che per un profano come me potrebbero apparire addirittura esagerati e poco utili. Ad esempio, infatti, oltre alla frequenza cardiaca media durante il sonno, viene visualizzata anche la sua variabilità, così come la frequenza respiratoria media e l’intervallo fra i battiti. Tutti dati questi che, senza voler prendere una laurea in medicina, mi hanno portato davvero in un mondo che, lo ammetto, prima di indossare questo sportwatch, mi era completamente oscuro (e spero tanto che il mio medico non decida di cambiare numero di telefono per evitare di rispondere ai miei continui quesiti dettati dalla curiosità di capirne di più). Indipendentemente dalla volontà di approfondire l’argomento, però, la sola presenza di questi dati scioglie ancora una volta ogni dubbio sull’elevatissima qualità del Polar Vantage V.
Ma veniamo ora alla nota per alcuni dolente di questo sportwatch: il display. Davvero mi chiedo, quasi quotidianamente, cos’abbia di così tanto malvagio questo display. Essenzialmente, era quello che mi aspettavo, non trattandosi di uno smartwatch. Anzi, se proprio devo dirla tutta, trovo la luminosità perfetta, piacevole alla vista, per nulla stancante e con un effetto quasi naturale. Di giorno risulta sempre ben visibile, sia in casa/ufficio che all’aperto (anzi, è proprio sotto il sole la condizione in cui la visibilità è massima). La sera, con la luce artificiale non c’è nessun problema di visibilità (e se lo scrivo io che ho una forte miopia, c’è da crederci). Al buio, ovviamente, non è visibile, ma basta muovere il polso o premere l’apposito tasto fisico, per attivare una retroilluminazione molto più che sufficiente. Chi si aspetta una definizione da display OLED, forse dovrebbe valutare uno smartwatch o sportwatch maggiormente evoluti sotto questo aspetto e magari più carenti in altre funzionalità. Personalmente, non reputo questo display un problema. Al contrario, avrei considerato un vero problema un dispositivo poco capace di offrire precisione nel rilevamento dell’attività motoria o sportiva e della frequenza cardiaca. A proposito di quest’ultima: durante gli allenamenti l’ho trovata abbastanza precisa (ma mi fido maggiormente di quella rilevata dalla fascia cardio che ho abbinato – l’H10); un po’ meno, invece, durante il monitoraggio continuo quotidiano anche se sostanzialmente accettabile. Da ciò che ho potuto rilevare, si discosta di circa 3-5 battiti al minuto da quella reale (dando per scontato che il mio metro di paragone sia valido), ma molto dipende anche da come si indossa lo sportwatch (bisognerebbe tenerlo ben saldo e poco più sopra dell’osso del polso – proprio come riportato nel manuale ufficiale).
Una delle cose che ho apprezzato maggiormente è l’elevata capacità di analisi dei dati raccolti che viene offerta: gestire tutta questa mole di informazioni dal solo display o da un’app mobile sarebbe stato forse troppo complicato. Ecco perché ho apprezzato tantissimo l’interfaccia web Polar Flow che, come si può vedere dalla seconda parte del video che ho allegato alla mia recensione, consente di andare davvero a fondo ed analizzare ogni minimo dato (oltre che a personalizzare i profili sport del Vantage V) consentendone anche la condivisione con altri utenti (penso ad esempio ai professionisti che hanno la necessità di condividere i dati di allenamento con i loro trainer). Flow è disponibile anche come app mobile ma, personalmente, la ritengo molto migliorabile: almeno su Android (il sistema operativo che uso io) non posso fare a meno di notare un’interfaccia grafica a tratti retrò e difficoltà a raggiungere alcuni dati che, da interfaccia web, si consultano in pochissimi clic. Dunque, a mio parere, interfaccia web voto 10, app mobile 6. Ovviamente, per consultare tutti i dati, sia da mobile che da PC/Mac, è necessario loggarsi con il proprio account Polar usato nella prima configurazione dello sportwatch.
Credo che questa sia una delle mie recensioni più lunghe e complete (anche se avrei ancora tantissimo da scrivere – fidatevi). Conoscendomi, questo è un chiaro segno di quanto sia entusiasta di questo prodotto che a distanza di quasi un mese dal primo utilizzo, non smette di sorprendermi. Sto imparando ad allenarmi con maggiore “intelligenza”, a valutare analiticamente ogni allenamento (dalla più faticosa uscita in bici o sessione di spinning, fino alla banalissima passeggiata) e a migliorare di giorno in giorno le mie performance in base all’obiettivo prescelto. In poche parole, almeno per me, è come avere un personal trainer sempre al polso. Giorno e notte, 7 giorni su 7.